lunedì 29 ottobre 2018

Arc Iris - Foggy Lullaby + Icon of Ego (2018)


Dopo due album in studio accolti abbastanza calorosamente dalla critica e catalogati come art pop, durante la strada percorsa per arrivare al terzo album gli Arc Iris sono maturati e si sono presi anche dei rischi. Il trio guidato dall'incantevole voce della polistrumentista Jocie Adams, che lasciò i The Low Anthem per proseguire una carriera solista che poi si è tramutata in questa band, ha passato buona parte del 2017 portando in tour uno spettacolo dove si esibiva in una rilettura personale del classic album di Joni Mitchell Blue (amatissimo dalla Adams), progetto poi impresso sul disco Foggy Lullaby uscito proprio il 27 luglio scorso, in più all'inizio del 2018 sono stati scelti da Kimbra per aprire i suoi concerti. Una veloce ascesa che adesso è sfociata nel nuovo album Icon of Ego pubblicato il 12 ottobre.


Gli Arc Iris suonano dal vivo Foggy Lullaby nella sua interezza

Leggendo qualcosa a proposito della loro ultima fatica discografica gli Arc Iris vengono molto spesso associati al progressive rock, il che si potrebbe pensare che sia la solita sparata dei giornalisti quando si trovano davanti ad una band pop rock intraprendente che devia dai classici canoni convenzionali. Invece si scopre che la Adams è musicista sensibile e attenta che cita nelle sue interviste tanto David Bowie e Joni Mitchell quanto Jon Anderson e Rick Wakeman e annovera Close to the Edge tra i suoi cinque album preferiti di sempre. E forse non poteva essere altrimenti per una che in passato ha lavorato per un breve periodo come ricercatrice alla NASA e ha un debole per la fantascienza. Anche nei loro concerti emerge un sottile richiamo all'estetica prog degli anni '70 con la Adams che veste sgargianti costumi e tutine con tanto di trucco. Ad accompagnare la polistrumentista ci sono Zach Tenorio-Mills alle tastiere (anche lui grande fan di Jon Anderson con cui ha lavorato nelle sessioni dell'EP Open) e Ray Belli alla batteria che messi insieme suonano come una piccola orchestra elettronica.

Se i primi due album potevano lasciare aperto qualche interrogativo su cosa potesse riservare il futuro per una band così intraprendente, lo scetticismo è stato spazzato via dalla conferma di Foggy Lullaby, una sfida dalla quale gli Arc Iris escono senza alcun dubbio vincitori. Il gruppo infatti non si limita a "cazzeggiare" come i Falming Lips con gli album dei King Crimson e dei Pink Floyd, ma trasformano il disco della Mitchell, in prevalenza acustico, in una sofisticata odissea pop prog jazz, che omaggia in modo sentito la cantautrice canadese includendo spezzoni di sue interviste e arrangiamenti totalmente nuovi. Foggy Lullaby regala così un capolavoro nel capolavoro, la rilettura che gli Arc Iris fanno ad esempio di River e This Flight Tonight possiede allo stesso tempo una fascinazione moderna e un legame con gli anni '70 (in particolare alla fase prog di Todd Rundgren), stravolgendo Blue in un tour de force strumentalmente ricco, condito di tastiere, piano elettrico, ritmiche inventive e con la Adams che non teme di cimentarsi e mettersi alla prova in parti vocali avventurose.



Icon of Ego è una perfetta prosecuzione di questo mood e l'album finora più compiuto nella discografia degli Arc Iris. Sorta di concept sulle implicazioni della celebrità e la conseguente venerazione degli idoli creati dalla fama, Icon of Ego si apre anch'esso con una rilettura: $GNMS che stravolge con suoni sintetici le arie folk dell'originale Money Gnome, contenuta nel primo album del gruppo. Dylan & Me fa davvero miracoli nel far emergere una melodia chiara nella selva di sample e taglia e cuci che si sovrappongono in modo quasi casuale e cacofonico, ma anche quando gli Arc Iris decidono di essere più diretti nel loro modo di intendere il pop lo fanno con arrangiamenti acuti pieni di archi e fiati (Turn It Up) o i suoni caldi del piano elettrico che rimanda direttamente agli anni '70 (Beautiful Mind).

Elementi che vanno incontrandosi/scontrandosi nella title-track e su Suzy che costruiscono delle piccole epopee prog barocche, utilizzando molti espedienti tastieristici tra i quali si può notare, nella seconda, anche il suono di un mellotron. Per essere solo in tre gli Arc Iris sanno accumulare un bel po' di sfumature e accorgimenti al fine di rendere la musica più corposa e densa, da trattenere sia un legame con le tecnologie moderne (nei groove di synth bass di Chattermachines) sia nel preservare un alone vintage che richiama il passato (nel colorato pop di If You Can See o in quello soul di Everybody's Counting on Her). Con Foggy Lullaby e Icon of Ego pubblicati a pochi mesi di distanza gli Arc Iris hanno creato una potente dichiarazione di intenti che definisce la loro creatività, il loro talento e la propria visione di progressive rock.


Nessun commento: