mercoledì 19 aprile 2017

The Physics House Band - Mercury Fountain (2017)


Con solo un EP all'attivo, Horizons/Rapture, pubblicato esattamente quattro anni fa, il trio The Physics House Band arriva a questo mini album Mercury Fountain con già un seguito di culto nell'ambiente math/prog. Adam Hutchison, Sam Organ e Dave Morgan hanno capitalizzato questo tempo - mentre studiavano musica insieme a Brighton - componendo e suonando dal vivo, con una puntata all'edizione 2014 dell'ArcTanGent festival che è diventato in pochi anni un punto di riferimento per questo tipo di musica. Per attirare l'attenzione non c'è stato nulla di meglio, sino ad ora. Infatti il 21 aprile è in arrivo per la Small Pond Recordings il loro nuovo lavoro che sicuramente, date le sue caratteristiche così in sintonia con il post prog contemporaneo più evoluto, non mancherà di infoltire ancora un po' la schiera di pubblico dei The Physics House Band, una band dal grande potenziale .

L'energia sprigionata da Mercury Fountain è pari ad un torrente magmatico nel quale sono state sciolte le peripezie ritmiche ed elettriche di The Mars Volta e dei Three Trapped Tigers, anche se, di contro, la sua breve durata ne fa nascere in noi il bisogno di averne di più. L'album si dipana in un viaggio sonico senza soluzione di continuità (come fosse un'unica suite) che si divide equamente in sezioni tra un prog hardcore dai tempi frenetici e irregolari e sperimentazioni psichedeliche d'avanguardia. Tale bilanciamento è sottolineato dalla scelta, nella scaletta, di far susseguire tracce dal valore antitetico: e così alle pulsazione da codice morse di Calypso e ai bombardamenti ricolmi di fuzz e bassi perforanti di Surragoate Head e della multipartita Obidant, corrispondono gli spazi ambientali di Holy Caves e gli universi minimali di A Thousand Small Spaces e Impolex. Nel lento dispiegarsi di forze che è The Astral Wave, che parte come un'elegia acustica post rock e termina come un jazzcore orchestrale, il tutto viene incorniciato dalle due parti di Mobius Strip come a suggerire che inizio e fine di Mercury Fountain sono collegati tra loro in un loop infinito. Quindi possiamo ripartire nell'ascolto, ma il dischetto lascia comunque quella necessità e voglia di approfondire la proposta del gruppo oltre questi trenta, sessanta, novanta circolari minuti.







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