venerdì 19 aprile 2013

Intervista a Thalia Zedek



Una rabbia urlata a squarciagola, una voce simile alla migliore Courtney Love e testi che narrano un’esistenza ai limiti e la sua musica che, da sempre, ha rappresentato l’unica e vera salvezza ai suoi tormenti.Tutto questo è Thalia Zedek, artista americana che nella sua esperienza ventennale ha percorso più stili ed esperienze del rock. Dopo aver fondato e sciolto svariati gruppi anche solo nell’arco di un ep o un album, giunge al meritato successo con i Come con cui inciderà quel capolavoro che risponde a Don’t ask, don’t tell. L’esperienza con i Come terminerà nel 1998 con all’attivo quattro album e da allora Thalia si è dedicata al progetto solista col quale tende ad allontanarsi dagli stereotipi della forma classica della canzone (strofa, ritornello, strofa).
Una breve chiacchierata con Lei utile, soprattutto, a far conoscere ai lettori di Altprogcore quest’imperdibile artista.


Chi era e chi è, ora, Thalia Zedek?
Quand’ero giovane ero una persona molto arrabbiata e astiosa; ora, pensando a quel tempo, sono una Thalia molto diversa nonostante soffra ancora di alcuni miei momenti “particolari”. Come moltissime persone credo di essere meno angosciata rispetto ai miei vent’anni.


Cos’era e cos’è la musica per te? Credi che la musica sia un mezzo per esorcizzare le paure, le preoccupazioni e i demoni interiori? O è solo qualcosa di più semplice?
Credo che per me la musica sia qualcosa di più semplice ed edonistico. Fondamentalmente per me è un gioco e il semplice atto di suonare ed ascoltare musica è qualcosa di piacevole, sia fisicamente che spiritualmente. Ecco perché lo faccio, perché mi fa sentire bene.


Com’è la scena musicale di Boston?
A Boston esiste una scena piuttosto dura e viva. Ci sono così tanti collegi ed università che tutti vogliono suonare e conoscere nuovi gruppi e se uno lo volesse, potrebbe ascoltare musica dal vivo 7 giorni su 7. Alcune delle mie band preferite sono Ho-Ag, The Proselyte, Fur Purse and Banditas.


Era difficile convivere con un gruppo composto di sole femmine come i Dangerous Birds?
Non sarebbe corretto dire che era difficile suonare in un gruppo prettamente femminile. Credo che fossero presenti le classiche differenze tra uomo e donna. Forse noi donne siamo più portate ad essere più amichevoli e sensibili nei confronti delle componenti del gruppo.


Possiamo dire che prima e durante il periodo con i Come la musica era un’espressione per urlare la tua rabbia e poi qualcosa è cambiato poiché l’atmosfera, nei tuoi ultimi lavori solisti è diversa?
Ho svolto un duro lavoro per ampliare le mie emozioni rispetto al periodo Come. Ritengo che la rabbia sia un’emozione potente, ma anche molto superficiale. Ciò che si nasconde sotto la rabbia, invece, è molto più complesso ed interessante da raccontare ed è ciò che voglio fare in questi tempi.


Si può dire che negli ultimi lavori stai cercando ed usando alcune espressioni nude, prendendo distanza dalle forme tradizionali della canzone (verso, coro, verso)?
Credo che sia una buona osservazione. Ero molto interessata a creare canzoni melodiche e semplici specialmente per il mio primo lavoro solista dopo i Come. Forse ciò era solo un riflesso di aver suonato la chitarra e urlato così tanto durante il periodo dei Come. Preferivo suonare piuttosto che urlare o cantare. Penso, però, che, ultimamente, mi sia spostata da quest’idea preferendo esplorare la meraviglia della musica.


È vero che in alcune canzone possiamo intravvedere le tue preferenze sociali e politiche come in Liars and Prayers? Hai criticato più volte George Bush…cosa pensi di Obama?
Ho detestato in modo molto profondo la politica e il personaggio di George Bush. Credo che Obama sia più valido come personaggio politico ed infatti mi trovo d’accordo con molte sue idee come il voler migliorare l’America. Ero estremamente felice quando venne eletto per la seconda volta.


La tua voce è molto particolare; mi piace pensare che la voce di un’artista non sia un tratto psicologico, ma lo specchio dell’anima… che ne pensi?Credo che sia entrambe le cose. Penso sia collegata anche all’aspetto fisico e la voce di ciascuno è totalmente unica rispetto alla musica che fa. Ma forse come e che cosa quella voce esprime è altrettanto importante in termini di suo effetto sull’ascoltatore.


In termini di creazione e registrazione cos’è cambiato durante questi anni?
Il mio metodo di composizione non è cambiato troppo durante questi anni. Ancora adesso parto da un’idea musicale che arriva quando strimpello la mia chitarra. Sebbene la registrazione sia in costante evoluzione così come la tecnologia, io preferisco ancora il processo analogico per quanto possibile.


Come, quale significato possiede questo nome?
Era un nome sul quale eravamo tutti d’accordo poiché possedeva svariati significati e ci piaceva moltissimo. A dire il vero ho sempre pensato a questo nome come a un piccolo segno nel nostro tragitto o ad un invito.
I Come stanno organizzando alcuni shows in Europa inclusa l’Italia a Giugno e suoneranno con una prestigiosa reunion degli Eleven Eleven che usciranno il 21 di Maggio. Nonostante questa comparsata, non abbiamo progetti di ricominciare un nuovo percorso con i Come.


La tua carriera è iniziata da giovane con i Dangerous Birds e continua a ora. Immagino tu conosca un sacco di musica. Puoi dirmi qualcosa a riguardo?
In questo periodo mi piace moltissimo Carla Bozulich ed anche i Low (con i quali sono in tour), i Dirty Three e anche alcune pietre miliari come John Fahey e Neil Young.


Parlaci dei tuoi nuovi progetti.
Sono molto contenta delle nuove canzoni ed ho anche avviato una nuova collaborazione alla quale sto lavorando, nonostante questo gruppo sia ancora in tour. Ora che Via è stato pubblicato, mi sto concentrando sulla nuova collaborazione e sui prossimi shows dei Come.

Intervista e traduzione a cura di
Francesco Notarangelo

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