lunedì 8 marzo 2010

SIX GALLERY - Breakthroughs in Modern Art (2010)


Ecco un album che può riaprire il dibattito su come il moderno post-hardcore possa, lo si voglia o meno, inglobare in stilemi progressivi. La filosofia stessa di questo blog potrebbe essere rappresentata dall'opera prima dei Six Gallery. Se per progressive rock si intende esplorare nuove soluzioni formali e sonore, cambi tematici e sperimentazione, allora Breakthroughs in Modern Art soddisfa questi requisiti. Se invece si è legati ad una vecchia concezione nella quale si pensa che il prog deve comunque attenersi a certe regole estetiche come l'utilizzo di tastiere e sintetizzatori, il ricorso a mellotron e a testi immaginifici, lasciate perdere e andate a leggere (e ascoltare) qualcos'altro.

Breakthroughs in Modern Art applica alle sue composizioni trovate che stanno a metà strada tra il progressive e la fusion. Innanzitutto è fondamentale ricordare che i Six Gallery nascono come band strumentale e questo si intuisce benissimo dalla struttura fluida e in continuo sviluppo dei brani, ai quali solo in seguito sono stati aggiunti i testi cantati da Daniel Francis. Una peculiarità sono poi le chitarre di Will Vokac e Bernie Schreiber che insieme costruiscono insoliti fraseggi fondati esclusivamente sulla tecnica del tapping.

A questo proposito c'è da sottolineare e da chiarire che essa non è quella primitiva inaugurata da Eddie Van Halen - che dava sfogo a virtuosismi solisti da funambolo -, ma prende le mosse da quella ben più complessa, elegante e armonica, che utilizza tutte e dieci le dita delle mani, portata al suo massimo splendore da Stanley Jordan e ripresa in seguito magistralmente da Carlos Vamos. Certo è che Vokac e Schreiber possiedono una tecnica più elementare, ma le finalità di dare delle suggestioni psichedeliche e incantevoli sono ugualmente raggiunte. Impossibile citare o consigliare un brano in particolare dell'album tanto esso è coeso e ben costruito su un flusso continuo che va assaporato tutto d'un fiato. Per farsi un'idea dello stile del gruppo si possono citare Damiera e Circa Survive, anche se il mood generale è più rilassato e gentile, quasi riflessivo oserei dire, ma comunque sempre epico. Straconsigliato!

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