lunedì 31 marzo 2014

DJAM KARET - Regenerator 3017 (2014)


Regenerator 3017 non è un album qualsiasi per i Djam Karet, così come non è casuale la cifra che accompagna il titolo. Esso infatti celebra i trenta anni di attività della band ed è il diciassettesimo tassello della loro discografia. Inoltre, per l'occasione, sono qui presenti tutti e cinque i componenti originali che si sono alternati nella storia dei Djam Karet. Il gruppo californiano, durante la propria carriera, si è impegnato nell'esplorazione sonica della psichedelia nelle sue più varie sfumature, tanto da non sapere cosa aspettarsi ad ogni nuovo album. Regenerator 3017 si rivolge questa volta verso la fusion con suoni molto seventies e vintage, applicandovi sempre il valore aggiunto dell’improvvisazione psichedelica, assomigliando ad un ibrido tra Pink Floyd e Return to Forever.

Come dichiara il chitarrista Gayle Ellett “Volevamo creare un album melodico con un sound classico”. E il disco si sviluppa, pezzo dopo pezzo, come fosse un trip da uno stile a un altro. Si parte con Prince of the Inland Empire, che presenta cambi tematici con delle cesure nette: un principale tema disco fusion molto seventies e un ricorrente intermezzo floydiano, e la fusion progressiva di Living in the Future Past. Desert Varnish, con la sua jam ipnotica, è il punto saliente di tale espressione, mentre nelle arie rilassate di Wind Pillow e Lost Dreams si ritrova l’inerzia delle partiture per tastiere dei Greenslade. Si conclude con le due suite di puro progressive psichedelico di Empty House e On the Edge of the Moon.



www.djamkaret.com

domenica 30 marzo 2014

MATT STEVENS - Lucid (2014)

 
Il chitarrista inglese Matt Stevens (già membro dei The Fierce and the Dead) si è costruito una carriera solista con pazienza certosina, passando attraverso il passaparola dei social network, molti concerti e tre album solisti autoprodotti. Arrivato alla quarta prova in studio questa volta ha fatto le cose in grande: Lucid esce per la lanciatissima etichetta indipendente Esoteric Antenna ed in più ospita uno stuolo di musicisti come Jem Godfrey (Frost*), Pat Mastellotto, Lorenzo Felicitati (Naked Truth), Charlie Cawood (Knifeworld), Emmett Elvin (Chrome Hoof / Guapo), Chrissie Caulfield (Helicopter Quartet / Crippled Black Phoenix) e altri ancora.
 
Il lavoro di Stevens va ad inserirsi tra il post rock e il minimalismo (soprattutto quando imbraccia la chitarra acustica), strutturando i brani strumentali con esigue ma progressive variazioni. Le peculiarità di reiterazione dei riff sono vicine al lavoro di Robert Fripp: nei passaggi più abrasivi, come la title-track, Unsettled e The Ascent, risuonano le cervellotiche trame dei King Crimson. Per smorzare tutta questa tensione non mancano momenti più distensivi che si fanno spazio nell’ambient riflessiva di Coulrophobia, nel simil-studio classico KEA e su Street and Circus. The Bridge è il pezzo più camaleontico e più esteso dell’album, confondendo le acque con distorsioni dissonanti e noise, contrapposti a intermezzi acustici. I brani di Stevens appaiono più compatti e ispirati, forse anche grazie all’aiuto degli altri musicisti, facendo di Lucid il suo album più maturo.
 
 
 

martedì 25 marzo 2014

Druckfarben - Second Sound (2014)


A tre anni di distanza dall'ottimo omonimo esordio tornano i canadesi Druckfarben con questo Second Sound. Druckfarben era un omaggio al progressive rock degli anni '70, prendendo spunti da band come Yes, Gentle Giant, ELP. Second Sound, pur partendo da quelle premesse, cerca di trovare delle strade più personali. Nella scena moderna di progressive sinfonico i Druckfarben si ritagliano un posto di spicco grazie anche a delle doti tecniche al di sopra della media di molti colleghi contemporanei, riuscendo a riproporre in modo credibile e competente degli arrangiamenti complessi, stratificati e mediamente barocchi. La parte del leone la fa sicuramente la title-track, una suite di quasi 19 minuti, che è un po' una summa di tutto l'album. 


domenica 23 marzo 2014

Billy Bottle and The Multiple - Unrecorded Beam (2013)


Billy Bottle è un polistrumentista che ha alle spalle prestigiose collaborazione con il mondo di Canterbury e con il jazz, avendo suonato con Dave Sinclair e la Mike Westbrook's Big Band. Unrecorded Beam è il primo album sotto il nome di Billy Bottle and The Multiple ed è un naturale proseguimento di queste forme musicali. Felicemente ispirato dai suoni più melodici di Caravan e Matching Mole, Billy Bottle porta sul tavolo un lavoro imperdibile per i fan del genere. Il disco è prodotto da Lee Fletcher che sa donare risalto a tutte le sfumature dei vari strumenti come flauto, sax, trombone e violino, sia negli assoli, sia nell'insieme, costruendo un sound delicato e allo stesso tempo corposo. Spezie wyattiane, specialmente nella seconda parte della bellissima The Vessel, e incursioni nella fusion canterburiana dei National Health (Fog) fanno di Unrecorded Beam un nuovo classico della scuola di Canterbury.



www.billybottle.co.uk

giovedì 20 marzo 2014

Animals As Leaders - the JOY of MOTION (2014)


Voglio iniziare con il dire che non sono un grande fan degli Animals As Leaders anche se riconosco il loro indubbio talento. I due ipertrofici album pubblicati da Tosin Abasi e compagni avevano molte idee affascinanti, ma, nella lunga distanza, mi risultavano indigesti. Fatta questa personalissima premessa passiamo a The Joy of Motion in uscita il 25 marzo e ascoltabile di seguito. Ebbene, la sua fluidità e la pertinenza dei soliti tecnicismi stellari, ne fanno il miglior disco della band. Questa volta gli Animals As Leaders si concentrano sulle tessiture di temi con contorni ben definiti che lasciano meno spazio ai solismi. Perseguendo tale via il gruppo riesce ad abbinare ritmiche astruse e melodie ultraterrene.


lunedì 17 marzo 2014

Alaya - Thrones (2014)


Anche se questo album vi sembrerà un debutto in realtà gli Alaya sono una vecchia conoscenza di altprogcore. Visto il leggero cambio di rotta stilistico il trio di Chicago ha deciso di cambiare nome, ma non più di tanto visto che prima erano conosciuti come The Alaya Conscious. Firmatari di due EP strumentali, che mostravano già ottime doti tecniche, usciti nel 2007 e nel 2009, la band è attiva addirittura dal 2006. Il cammino che ha portato a Thrones è stato piuttosto lungo, considerato che molto del materiale è risalente al 2010 e qualche brano (come White Noise e Screaming Still) cominciò a trapelare nel web l'anno successivo. Tutto faceva pensare ad un album imminente, invece si è dovuto attendere fino ad oggi. Nel frattempo cosa è successo? Gli Alaya hanno indurito il loro sound, rendendolo più asciutto e diretto, hanno aggiunto il cantato e sono finiti nella scuderia della Basick Records. Il che, se conoscete l'etichetta, può farvi immaginare che tipologia di musica abbiano abbracciato i tre.

Se con lo stile precedente gli Alaya avevano un appeal potenzialmente più trasversale (ma comunque di nicchia), con Thrones invece si indirizzano chiaramente agli amanti del prog metal, o ancor meglio del djent. Non so, questa scelta mi ha lasciato un po' perplesso poiché mi aspettavo un'opzione maggiormente coraggiosa. E' come aver fatto un passo avanti e due indietro, d'altro canto è anche vero che in questo modo si può raggiungere un seguito più vasto, sicuramente non cifre da capogiro, ma il djent conta estimatori affiatati. Ad ogni modo, Thrones esce oggi e potete farvi un'opinione voi stessi con lo streaming di seguito:


mercoledì 5 marzo 2014

Altprogcore March discoveries

Ultimamente mi si sono accavallati degli ascolti che non avrei tempo di recensire, ma che comunque voglio segnalare. Ecco una veloce rassegna:

Il progetto Schematic appartiene al frontman dei Mae Dave Elkins che, con il suo esordio Color (n.) Inside the Lines, firma un felice lavoro di indie pop obliquo, contaminato da post e math rock e emo. Se vi piacciono Ramona Falls e Into It. Over It. penso che qui troverete buoni stimoli.


 
 
Questo album è appena uscito. I canadesi Intervals dopo due EP strumentali ora ci provano con un cantante nel loro primo full length. In questo caso si parla di djent e metal con ottime progressioni di accordi fusion nelle parti strumentali. L'aggiunta di Mike Semesky alla voce fa risaltare una certa somiglianza con gli australiani Circles. Buon album, ma si perde un po' per strada nella parte finale.
 



I Tides of Man hanno invece fatto forzatamente il percorso inverso. Dopo il primo album Empire Theory (2009) e l'abbandono del cantante Tilian Pearson sembravano finiti. Invece dopo aver cercato un sostituto senza successo, la band ha preferito continuare in veste strumentale. Young and Corageous è il risultato.




I Glass Ocean sono un altro gruppo del rinascimento rock australiano e il loro stile si espande dall'ambient, anche se il cantato è presente, e progressive rock. Gli arpeggi clean della chitarra farebbero pensare ad una versione acustica o comunque light del djent, anche se mi rendo conto che ormai questo è un termine abusato.