domenica 29 settembre 2013

CHVRCHES - The Bones of What You Believe (2013)


Quella dei CHVRCHES non è certo musica di cui si occupa questo blog, ma la loro presenza in questa sede è giustificata dal fatto che la band in questione è un progetto dell'ex chitarrista degli Aereogramme Iain Cook, costituito insieme a Martin Doherty (turnista con i Twilight Sad) e Lauren Mayberry (che, oltre ad avere una laurea in legge ed essere stata giornalista freelance, ha militato in varie band nel giro di Glasgow).

Credo fosse più o meno nel 2011 quando Craig B. (frontman dei defunti Aereogramme), in un suo tweet, presentò questo nuovo progetto dell'amico Iain Cook, ovvero l'altra metà degli Unwinding Hours. Ascoltando il materiale nella pagina Soundcloud dei CHVRCHES all'epoca pensai ad un prodotto amatoriale e artigianale tipico dei "ragazzini che stanno tutto il giorno in casa a cazzeggiare col sintetizzatore" (cit. The Commitments). Ora, a parte che Cook e Doherty non sono più ragazzini, mai avrei pensato che, dopo due anni, questo trio di electropop avrebbe conquistato pubblico e critica, partendo dalle difficili platee americane e mietendo consensi e premi in importanti festival alternativi come SXSW, arrivando poi ad aprire i concerti dei Depeche Mode.


Iain Cook                          Lauren Mayberry               Martin Doherty

L'inarrestabile ascesa dei CHVRCHES è merito, oltre che di un'incessante promozione on the road, di brani che mano a mano trapelavano in rete ed ognuno di essi è diventato un singolo di successo nell'ambiente del pop alternativo a partire dall'opener The Mother We Share, fino ad arrivare all'epocale perfezione di Gun che, di sicuro, è la miglior pop song partorita quest'anno. The Bones of What You Believe è quindi il frutto e una raccolta di due anni di lavoro che nel frattempo hanno reso questa opera prima attesissima dal pubblico che li seguiva. Paragonati da più parti a band come M83 e Passion Pit, i CHVRCHES hanno dalla loro un punto in più rispetto a questi: la maggior perfezione con cui sanno scrivere delle melodie pop contagiose, di quelle che ti si stampano in testa in maniera indelebile.

Molto del fascino dei CHVRCHES è innegabilmente portato dalla figura magnetica ed eterea della cantante Lauren Mayberry, grazie ad una presenza scenica discreta e allo stesso potente, ora fragile, ora fiera, ma mai volgare o eccessiva. E, come se non bastasse, la Mayberry aggiunge alla musica delle liriche intelligenti e pregnanti. I CHVRCHES innalzano la Mayberry a loro musa e icona, non come la solita divetta di plastica destinata all'oblio, ma un po' come fu la Elizabeth Frazer dei Cocteau Twins, modello di frontwoman carismatica e pensante. Più che un piatto synthpop usa e getta quello creato dai CHVRCHES va ad inserirsi accanto a quello più maturo ed intellettuale degli School of Seven Bells, producendo un album d'esordio solido e geniale nella sua semplicità.

http://chvrch.es/


venerdì 27 settembre 2013

L'Anarchiste - The Traveler (2013)


Dopo i canadesi Half Moon Run ecco un'altra formazione indie folk da tenere d'occhio. L'Anarchiste provengono da Salt Lake City e sono la creatura di Rob LeCheminant che, insieme ad altri musicisti, ha dato vita a questa band che suona gustoso folk a volte minimale a volte tinteggiato da crescendo orchestrali con tanto di strumenti a fiato (si senta l'ipnotica bellezza di For No One Else o la suggestiva Run with the Foxes).

Oltre all'EP The Traveler, L'Anarchiste esordirono nel 2011 con un omonimo EP che li collocava all'interno di una scena di folk orchestrale tra Sufjan Stevens e gli Anathallo. La curiosità è che i brani inclusi in quest'ultimo appaiono più sperimentali e, nonostante i tempi dilatati e le atmosfere crepuscolari di pezzi come Iron e Stony, il tutto è molto godibile. Due EP molto adatti a questo inizio autunno per immergersi in suoni caldi e malinconici.



lunedì 23 settembre 2013

Big Big Train - Make Some Noise EP (2013)

                             

I Big Big Train hanno appena pubblicato questo EP che, accanto a pezzi tratti dai due album English Electric, contiene anche quattro inediti tra i quali la title-track e una sequenza di tre bellissimi brani che, uniti assieme, vanno a comporre una vera e propria suite di 18 minuti.


domenica 22 settembre 2013

CHROME HOOF - Chrome Black Gold (2013)


Quando si abbraccia un coacervo di stilemi progressivi come quello dei Chrome Hoof si possono leggere i più disparati accostamenti ad altre band. Infatti, nei vari articoli che parlano di questo gruppo singolare e teatrale, vi si trovano citate band appartenenti a generi musicali lontanissimi tra di loro. La verità è che l'originale mix tra funk ed electro metal, con rigurgiti Zeuhl, pensato dal leader bassista Leo Smee (ex membro dei Cathedral), porta la musica dei Chrome Hoof ad essere abbastanza riconoscibile. Quello che rende più eccitante questo connubio è dato semmai dall'imprevedibilità dei brani, anche se il nuovo album Chrome Black Gold non si discosta dai passati lavori di questa orchestra disco-metal che sembra una versione futuristica, spaziale e psichedelica dei Sun Ra.

Succede così che ci si può imbattere nella dance retro-futurista di Knopheria e il momento dopo essere catapultati nella delizia space rock di When the Lightining Strikes, con frenesie ritmiche marsvoltiane e pulsazioni crimsoniane. Da queste premesse parte anche il pezzo migliore del lotto, la strumentale Ultimate Sealed Unit che si fregia di passaggi di synth e squarci improvvisi di metal schizoide. Tortured Craft è simpatica nel suo alternare electro funk a passaggi tipicamente zappiani, mentre l'incedere bombastico prettamente dance di Exo-Spektral è disinnescato dal cantato teatrale di Lola Olafisoye, ottenendo quasi un effetto parodistico. Frammenti e schegge di Rock In Opposition si possono rintracciare in pezzi come Enter the Drobe e Andromeda, ma sempre filtrati dall'approccio barocco e convulso tipico dei Chrome Hoof.

Prima del breve outro di Drobe OutVarkada Blues chiude l'album con un metal spaziale portato ad estremi psicotici, gettandosi in seguito in un concerto di synth che neanche Alan Parsons avrebbe reso talmente invasivo. Sacerdoti di uno Zeuhl metallico e profeti di un disco funk progressivo, i Chrome Hoof forse non avranno aggiunto nulla a Pre-Emptive False Rapture (2007) o Crush Depth (2010), ma quasi sicuramente Chrome Black Gold è l'album più godibile della loro discografia.



www.chromehoof.com

venerdì 20 settembre 2013

The Dear Hunter - Audiotree Live

Altprogcore interview with Casey Crescenzo (italian and english version)

 


Session Tracklisting
1Bring You Down
2Shame
3Things That Hide Away
4Girl
5Whisper

giovedì 19 settembre 2013

Into It. Over It. - Intersections (2013)


Il 24 settembre è in uscita il quarto lavoro solista di Evan Weiss (a.k.a. Into It. Over It.) e questa volta Intersections, questo il titolo, sarà pubblicato da un'etichetta indipendente molto quotata come la Triple Crown Records (The Dear Hunter, As Tall As Lions, Moving Mountains). Il progetto va ad inserirsi stilisticamente nell'indie math rock chicagoano, molto vivo ultimamente. Per dire, il solo Weiss si era gia fatto notare quest'anno con progetti collaterali come Their / They're / There - allestito con un'altra figura di spicco di tale scena come Mike Kinsella - e Pet Semmetry, ma è con  Into It. Over It. che di solito dà il meglio.

Intersections riprende il discorso dei precedenti Twelve Towns e PROPER non aggiungendo molto in verità. Weiss svolge il suo compito bene ma senza tante sorprese, consegnadoci un pugno di gradevoli canzoni di math rock molto melodico, senza eccedere in sconvolgimenti ritmici o tensioni elettriche improvvise. Sembra quasi un album più pacato e meditativo se confrontato con la produzione passata del cantautore, che comunque si conferma una delle figure di spicco del midwest indie rock.

 

http://intoitoverit.com/

venerdì 13 settembre 2013

Milk+ - Band on Wire (2013)


L'Austria generalmente non è il tipo di Paese dal quale di aspetti l'arrivo di una prog band alternativa. Invece questo quartetto di Vienna deve avere qualcosa in più se per produrre il loro ultimo album Band on Wire si è scomodato nientemeno che Ikey Owens, ex tastierista dei primi The Mars Volta. In effetti la band di Rodríguez-Lopez e Bixler può essere presa come punto di riferimento d'ispirazione per i Milk+. In particolare i vari stacchi sincopati applicati a riff energetici sembrano una ricognizione nella discografia e nelle varie trasformazioni subite dai Mars Volta. Band on Wire è stato preceduto dall'EP in download gratuito Venus Breakdown, contenente due inediti all'altezza dei brani poi inclusi nel dischetto.





www.milkplus.net

giovedì 12 settembre 2013

Internet e la crisi del CD + intervista con Riccardo Sinigallia

di Francesco Notarangelo


In un mercato che vede sempre più l'affermarsi di nuove tecnologie pronte a distruggere la cultura, ciò che sembra resistere all'incessante ticchettio della vita, come un veliero in preda ad una tempesta nell'oceano, è il libro. La tecnologia crea obsolescenza. Possiamo leggere un testo scritto sessanta anni fa, ma non possiamo più leggere un floppy disk o un cd-rom, vecchio di qualche anno fa, a meno che non andiamo a recuperare vecchi computer. Il libro conserva la memoria storica degli individui e racchiude in se già tutte le perfezioni: solo nel libro il mezzo ed il contenuto coincidono. Per leggere un ebook abbiamo bisogno di molta tecnologia, per leggere un libro solo di un po' di luce.
Il mezzo tecnologico si affermerà, ma non farà morire il libro; i due mezzi conviveranno come è già successo con la televisione che non ha distrutto la radio. Tra non molti anni, anzi il libro, non solo quello antico, diventerà si sempre più raro e, perciò, più prezioso, perché destinato a conservare la memoria di fatti emozioni, modi di essere e di vivere che solo la parola scritta fissa in eterno. I nostri floppy disk o cd-rom sembrano paradossalmente comportarsi come degli antichi crociati o dei recenti nazisti, come quelli distrussero libri considerati ostili o eversori del loro pensiero, questi minacciano di distruggere la parola scritta, il libro, ma solo di minacce si tratta, di fuochi fatui destinati ad esaurirsi in se stessi. Il libro, infatti, ha in se una potenza eversiva, ma conservatrice, superiore a qualsiasi altro mezzo tecnologico.
 
Presa coscienza di ciò, riconosciuto il ruolo fondamentale della lettura, la maggior parte delle città estere si sono dotate di Centri Culturali vicino alle metro, Bibliometro, che offrono la possibilità di prendere in prestito libri per un tempo determinato, sia nel centro stesso, sia via internet, di svolgere operazioni anche in orario di chiusura del Centro e in posti diversi, di utilizzare internet sia dal proprio pc che dalle postazioni fisse ed, inoltre, essere sempre aggiornati sulle attività culturali (cinema, musica, teatro, eventi sportivi). Alcune considerazioni sulla musica e sulla sua commercializzazione. Il metodo di vendita di questa dagli anni novanta è cambiato drasticamente principalmente perché i maggiori discografici hanno commesso due madornali errori:
 
a) si sono schierati ideologicamente contro internet e i primi esperimenti peer to peer anziché considerarli un'opportunità
 
b) hanno sovrastimato l'effetto cd che dopo un iniziale diffusione e dopo un rilancio delle vendite anche di catalogo, è sfumato, spiazzando i discografici che non si aspettavano un cambio di formato così rapido e repentino.
 
Gli anni duemila, poi, hanno visto l'avanzare di questo problema a tal punto che la De Filippi, X-Factor, Mtv e in genere la discografia italiana hanno perso di vista il loro compito principale: indirizzare il mercato anzichè subirlo, ricercando ed individuando il talento.
Esempio è il disco di Bobo Rondelli, Per amor del cielo, comparso sulla homepage di itunes Italia e che difficilmente sarebbe andato in classifica se non grazie alla visibilità acquisita su quel negozio digitale. Dopo aver partecipato al premio Tenco, Paolo Virzì ha deciso di girare un documentario sull'artista stesso permettendogli così di raggiungere la venticinquestima posizione. Al momento le vendite di Per amor del cielo sono molto interessanti (è comparso, pure, sulla homepage di itunes Francia) e questo potrebbe creare curiosità nei promoter locali che potrebbero a loro volta ingaggiarlo per una serie di live scatenando un meccanismo a catena.
 
Se non si ufficializza che la musica è cultura, cercando per esempio di togliere l'iva sui dischi, se non si trova un metodo per limitare il file sharing illegale (seguendo, magari, la politica di Sarkozy) se le istituzioni (in Italia ce ne sono tre) continuano nel loro immobilismo, poichè non riescono ad organizzare una sistematica azione a difesa del prodotto e del copyright, rischiamo di perdere gli autentici talenti. Se una volta erano i mezzi a bloccarci, la mancanza di strumenti, la difficoltà dei contatti, ora invece, ad inchiodarci è la mentalità. I giovani gruppi, quindi, devono sperare di riuscire a vendere la propria musica a show televisivi o a spot pubblicitari oppure essere appoggiati da una squadra di manager agguerrita con la testa nel terzo millennio capace di sviluppare nuove idee di distribuzione. É questo il reale successo di In Rainbows dei Radiohead.



Di sicuro il mercato non si è saputo adeguare al fenomeno di internet; la crisi si supera se cambiamo le strategie...secondo te come si deve sfruttare la rete in modo adeguato restando nei costi e avendo diffusione? Si riesce a vendere musica ad un prezzo abbastanza basso da sfavorire lo sharing? Esempio personale: di certo non compro un cd che costa 20 euro o 15 e (in formato digitale) perchè lo posso trovare gratis...ma se per 7-8 e mi dai un inedito o un qualcosa di speciale allora sì che lo compro e non lo scarico.
 
Premetto che non sono un intenditore e tanto meno un appassionato di analisi tecnico-discografiche. Quindi metto le mani avanti: potrei dire delle cazzate. Tuttavia l’idea che mi sono fatto in questi ultimi quindici anni di questa vecchia questione è più artistica e sociologica che tecnica. Penso – forse ingenuamente - che non ci sia molta differenza tra il dualismo sharing-cd e la scelta che facevamo noi ragazzi degli anni Ottanta tra la cassetta doppiata e l’album in vinile di un artista che amavamo. Il tipo di investimento mi sembra tutto sommato abbastanza paragonabile nei rapporti.
 
E’ sicuramente diverso il valore non solo simbolico ma anche di reale profondità che aveva il vinile (dalla grafica alla rotondità delle frequenze e degli impianti e i modi con cui si ascoltava). Ma era diverso – e forse questo effettivamente per ragioni relative all’”evoluzione” della tecnologia – il rapporto che si stabiliva tra l’opera e l’ascoltatore. In effetti chi se ne intende spesso lega l’andamento commerciale e culturale della musica pop alla storia e ai cambiamenti tecnologici del supporto stesso.
 
In ogni caso la mia idea è che negli ultimi anni la credibilità del prodotto discografico si sia disintegrata per responsabilità diverse e non solo per colpa dei discografici, ma spesso degli artisti stessi che pubblicano dischi insignificanti a getto continuo. Qualche anno fa prima di poter pubblicare un disco c’erano una serie di passaggi e confronti che un artista necessariamente doveva affrontare, e questo valeva anche e soprattutto per la produzione di musica pop, per la quale oltre ai direttori artistici che avevano un ruolo significativo all’interno delle case discografiche, venivano impiegati produttori musicali, arrangiatori, tecnici e musicisti che avevano talento e capacità. Gli autori di musiche e testi, i gruppi, i cantautori avevano alle spalle anni di militanza o investimenti su quel talento dimostrato in concerto e in studio a tempo indeterminato. Tutto questo creava fermento, scambio e opere indimenticabili, anche dischi non eccezionali ma che erano facilmente distinguibili per il pubbblico. Credibilità.
 
Io credo che anche oggi se volessi avere una copia originale di un’opera  come The Dark Side of the Moon o La Voce del Padrone, o appunto un album dei Radiohead, la comprerei al suo prezzo di mercato. E allo stesso modo – prendo come esempio un artista meno famoso che tu hai citato e che conosco - comprerei il disco di Bobo Rondelli (anche il cd o qualunque sia la forma con cui l’artista decide di rappresentare la propria opera) dopo averlo ascoltato dal vivo o per averlo scaricato dopo la segnalazione di un amico. Per partecipare alla musica del mio tempo e alla sua scoperta.
 
Il problema di oggi per gli artisti come Bobo è che non c’è più il link con l’ascoltatore, che non si fida dopo anni di fuochi di paglia . Ecco perché chi vale vende prevalentemente ai concerti, perché si vuole avere un ricordo di quell’emozione. Fuori non c’è neanche più una scena critica ufficiale, una radio, un cazzo di niente che presti attenzione a qualcosa di diverso dal fatturato che si fa attraverso la pubblicità. La credibilità di oggi è la pubblicità. Ecco il corto circuito. La pubblicità si fa solo con prodotti da potenziali grandi numeri e  rapido consumo. La musica che cambia la vita ha tempi lunghi. Le due cose non vanno d’accordo, le previsioni degli addetti sono quasi sempre sbagliate, non si vendono più molti dischi. Non c’è partecipazione.
Avrei molte altre cose da dire ma credo di avere più o meno espresso il concetto.
 
 
Com'è cambiata la strategia di lancio della musica? perchè in Italia è scomparso il formato singolo? E' stato il download ad ucciderlo oppure le radio?
 
Non so...non seguo più molto la faccenda da vicino.
 
 
Perché in Italia il formato ep (4-5 pezzi) che si adatterebbe pure bene al download a pagamento viene utilizzato troppo poco confrontato con America o Regno Unito?
 
Anche qui credo che sia tutto in mano a persone che ragionano per schemi. Se domani l’ep di un cantante di x factor vendesse 30.000 copie dal giorno dopo quasi tutti farebbero uscire un ep fino alla nausea. Perché non viene mai presa in considerazione la storia, la motivazione di un artista e della sua opera di esistere in quella forma  e in quel preciso momento. Vai con l’ep.
 
 
Una strada per salvare la musica non può essere quella di fare un album intero utilizzando, ad esempio, tre ep nell'arco di due mesi? basti vedere cosa stanno facendo gli Smashing Pumpkins o Joseph Arthur, oppure Rose Kemp che incita ad acquistare il suo cd per avere una password che permetterà di scaricare dal sito un brano inedito al mese.
 
Credo che le possibilità siano infinite, compresa quella di pubblicare continuamente sul proprio sito ogni volta che lo si reputa giusto. Usare i siti di etichette o degli artisti come gallerie d’arte.
 
A fronte delle varie critiche da parte degli artisti nei confronti della Siae sul non riconoscimento adeguato a livello economico della loro attività, come credi sia possibile poter in qualche modo tutelare i musicisti e gli artisti in genere a protezione e salvaguardia delle loro opere? Un sindacato o un'associazione composta da soli artisti che possa essere autonoma può essere una soluzione?

Potrebbe ma non credo che riuscirebbe facilmente e in breve tempo a soppiantare un sistema così radicato.


Per salvare il formato cd è meglio pensare e sviluppare nuove strategie di lancio magari cercando di cambiare la confezione (come ad esempio hanno fatto i monoma e tantissimi altri gruppi) oppure continuare ad arricchirlo con dvd-live,ecc ecc...?

Non credo sia fondamentale salvare il cd...i supporti  cambiano e se il cd si salverà lo farà per conto proprio, come il vinile, anche se tra i due sacrificherei il cd.
 
 
Più passano gli anni più i video diventano espressione artistica. I video stessi non sono più veicoli musicali?
 
Ho sempre pensato al video come ad un’espressione artistica e non come ad un veicolo promozionale. Negli ultimi tempi mi sento meno coinvolto da questa forma perché è piena di insidie e spesso diventa una gabbia anche quando ti senti estraneo ai suoi meccanismi.
 
 
Da diversi anni i canali musicali in chiaro e in digitale passano in heavy rotation sempre e solo gli stessi video, volendo presumere che questa scelta/casualità sia in qualche modo collegata alle esigenze di promozione degli artisti su pressione delle major discografiche. Come prevedi lo sviluppo artistico dei video musicali a supporto della promozione di talenti promettenti?
 
Come si può intuire dalla risposta precedente non affiderei al video musicale televisivo lo sviluppo  e il supporto di un artista. Mi piace invece cercare su you tube performances di artisti o band che mi interessano in cui è in primo piano l’artista stesso, ripreso da un telefonino, o nel salotto di casa sua, o perché ha realizzato una sessione live appositamente per la rete.

martedì 10 settembre 2013

Knifeworld - Don't Land on Me (single) (2013)

 
Tornano i Knifeworld di Kavus Torabi (Guapo, Chrome Hoof e ex Cardiacs) e lo fanno con un brano ed un video di otto minuti che anticipano il loro secondo album in studio di prossima pubblicazione. Certo, chiamare "singolo" Don't Land on Me è un po' azzardato, non solo per la sua durata, ma anche per le molteplici temi che si susseguono, trovando all'interno influenze prog rock che vanno naturalmente dai Cardiacs fino ad arrivare al Canterbury sound di Caravan e Camel. Il brano è scaricabile gratuitamente su Bandcamp, ma i Knifworld fanno sapere che le eventuali "donazioni" andranno a finanziare gli ultimi ritocchi dell'album ufficiale.  




http://www.knifeworld.co.uk/


domenica 8 settembre 2013

Intervista con Casey Crescenzo (The Dear Hunter)


Casey Crescenzo è l'ideatore e creatore dei The Dear Hunter, una delle band più importanti ed ispirate degli ultimi dieci anni. Insieme a The Mars Volta e Oceansize, i The Dear Hunter completano un'ideale triade di band che hanno ridefinito il linguaggio del progressive alternativo degli anni Duemila. Chi segue questo blog credo che ormai abbia imparato a conoscerli. Per gli altri basti sapere che Crescenzo, lasciata la sua band di origine The Receiving End of Sirens, iniziò a lavorare al progetto The Dear Hunter intorno al 2005. Dal 2006 ad oggi ha dato alle stampe cinque album di assoluto valore, tre dei quali fanno parte di una saga divisa in sei atti ancora in fase di completamento. L'ultimo lavoro, Migrant, è stato pubblicato proprio quest'anno (qui potete trovare la mia recensione) ed è stato da poco rilasciato il video ufficiale per il brano Shouting at the Rain che potete vedere di seguito all'intervista.

Alla soglia di imbarcarsi in un nuovo tour accompagnato da un quartetto d'archi, Crescenzo ha sorpreso un po' tutti annunciando, pochi giorni fa, il suo nuovo progetto che prevede la realizzazione di una sinfonia per orchestra in quattro movimenti (che verrà registrata in Repubblica Ceca a novembre). A sostegno di questa impresa Crescenzo ha chiesto aiuto ai fans tramite una campagna di Pledge Music che, oltre le più rosee aspettative dello stesso musicista, ha bruciato le tappe arrivando oltre il 50% già nel primo giorno.

Assumendo ormai un profilo musicale poliedrico, possiamo solo immaginare quali saranno le nuove sfide musicali di Crescenzo, sperando nel frattempo di vederlo dal vivo anche qui da noi in Europa. Casey è stato così gentile da rispondere alla nostra intervista, realizzata come sempre da Francesco Notarangelo (con domande anche da parte mia questa volta), ma molto prima che venisse annunciato il progetto di The Symphony, quindi non vi sono riferimenti a questo argomento.


- Scroll down (after the video) for the english version -


Oggi sono esploratore di un continente ignoto. Non so cosa troverò di fronte e quali ostacoli dovrò affrontare, ma porto dentro di me alcune certezze! Il cammino è ancora lungo,  il campo base è alle spalle, lì su quell'isola ho lasciato ottime colleghe e buone compagne di viaggio: dalla dolce Nicoletta alla tenera Stefania passando per Giordana, Marco e Silvietta.. loro sono dentro di me, mi danno forza per alzare lo sguardo, guardare la luce e pensare che non ho più confini, più paure perché insieme, nonostante la confusione e le difficoltà, abbiamo cercato di abbattere quel limite, quel muro che divide la normalità dall'eccellenza.
Come la musica dei The Dear Hunter è priva di coordinate e riferimenti, a volte, audace, così oggi devo essere: coraggioso!!! Il coraggio non è mai non avere paura, ma affrontare i propri timori ed incertezze, ribaltare le situazioni a proprio vantaggio per essere ancora più forte...e allora con i Dear Hunter nelle orecchie e le mie barchette di carta a Villa Ada, devo ricordarmi che non fa tutto schifo ciò che è triste e che la felicità, il colpo di scena finale, è lì più vicino di quanto possa e possano immaginare!


Quando e come è nato il progetto The Dear Hunter?

The Dear Hunter era un nome che utilizzavo alle scuole superiori per dipingere la varietà musicale che avevo intenzione di fare... ma The Dear Hunter iniziò ad essere un progetto serio dopo che ho completato il lavoro su Between The Heart and The Synapse con i TREOS nell'inverno del 2004. Ero molto ispirato alla fine di quel disco e stavo andando a trovare i miei genitori per le vacanze – ma ero così ancora concentrato sul lavoro appena finito che decisi di registrare un album di demo. Sono tornato indietro nei miei passi e ho reclutato alcuni amici senza alcuna reale intenzione di formare una band seria – ma iniziarono a circolare voci, e la gente iniziò ad interessarsi. Una volta mi fu chiesto di lasciare la band, in questo modo mi sono concentrato sui The Dear Hunter, diventati il mio progetto principale, e ho reclutato alcuni amici per riuscire ad avere una band per suonare dal vivo.


Perché scegliesti un nome così curioso come The Dear Hunter?

Non c'è una vera ragione. Alle superiori, era intrigante formare una band che era un gioco di parole... pensavo di essere figo... ma non lo ero!


Qual è il tuo procedimento per creare musica?

L'unica metafora alla quale posso pensare è quella di cadere giù da una collina. Quando le cose iniziano a muoversi hai solo bisogno di muoverti con loro e lasciare che il viaggio avvenga in modo del tutto naturale, sapendo che raggiungerai presto il fondo ad un certo punto. É un po' caotico, ma accade molto di più nella mia mente - la cosa più difficile è spiegare chiaramente le idee che ho prima che scompaiano.


Ho notato che in nell'ultimo tour hai reinterpretato splendidamente alcune delle tue vecchie canzoni come City Escape e The Lake and the River. Possiamo augurarci che uscirà un album di live?

Sfortunatamente no. Non abbiamo avuto un sistema per registrare le canzoni dal vivo, ma ci stiamo comunque attrezzando. L'improvvisazione continua notte dopo notte regala incredibili cose che accadono in un momento – e sarebbe grandioso catturare questi momenti e metterli insieme nel caso che ci chiedano mai di registrare un album dal vivo.


The Color Sprectrum e l'ultimo album Migrant sono opere molto più "song oriented" rispetto agli album Act I-III. Sarà questo il futuro dei TDH o ci saranno nuove influenze progressive rock?

Credo che se mi avessi posto questa domanda dopo Act II, o dopo Act III, o The Color Spectrum, o ora, la risposta sarebbe stata sempre la stessa. Non c'è una linea predefinita che la band sta cavalcando. Nutro un forte interesse nella musica, sempre e solo nella musica. Non mi interessa seguire un genere specifico, un'immagine, o una recensione positiva da un giornale spiritoso. Voglio solo creare buona musica. Nel momento in cui scrivevo The Color Spectrum, e Migrant, l'unica cosa che ha dettato lo stile, la portata, il tema dell'opera è stata la mia passione in quel momento. Questa è l'unica cosa che sarà sempre presente nel futuro musicale della band – musica guidata dalla passione.

 
A questo proposito, gli elementi progressive rock nella tua musica sono frutto di una scelta ben precisa come amante del genere, o sono piuttosto frutto di casualità, poiché è quello il tuo modo di scrivere?

Loro sono solo una parte naturale del mio modo di scrivere. Non ho una testa troppo prog - non conosco i dettagli della musica prog. Possiedo un sacco di album progressive che amo, ma solo perché si tratta di musica eccezionale, non perché sono parte del mondo progressive.


Oltre a questo nella tua musica si possono sentire vari influssi che spaziano dal rock anni '60 fino al country. Per me hai ridefinito il genere Americana da quanto è ricca la tua musica. Qual è il tuo bagaglio culturale musicale?

Non so se ho capito correttamente la domanda, ma mi stai chiedendo le mie fonti d'ispirazione? Se è così, la mia più grande influenza sono stati i miei genitori, e dopo questi i Beatles, Beach Boys, Mr Bungle, Cardiacs, Hendrix, Return To Forever, Weather Report, Pedro The Lion, Doves, Elbow...
Se ho, invece, interpretato male la domanda, chiarisci e sarò felice di risponderti di nuovo...ed anche grazie per le belle parole :).


Rispetto ad altri gruppi che talvolta aspettano anche tre o quattro anni prima di far uscire un album (visti anche i costi), tu sei un artista molto prolifico. Come riesci a produrre con una frequenza così assidua? Riesci a vivere con il tuo lavoro di musicista?

Sinceramente io amo scrivere, registrare e suonare dal vivo. Non c'è niente che mi dia più soddisfazione di tutto ciò. Sono davvero fortunato ad avere questa opportunità e l'ultima cosa che voglio è dare tutto questo per scontato.


Pensate, prima o poi, di venire a suonare anche in Europa?

Assolutamente sì!


Intervista a cura di Francesco Notarangelo e Lorenzo Barbagli
Realizzata e tradotta da Francesco Notarangelo

 




ENGLISH VERSION


When and how was born The Dear Hunter Project?

The Dear Hunter was a name I used back in highschool for random music I would make… but The Dear Hunter as a serious project was born after I completed work on Between the Heart and the Synapse with TREOS in the winter of 2004. I was very inspired at the end of that record, and was visiting my parents for the holidays - but I was still so in the mode of making music that I locked up for a few weeks and made an album of demos. I brought that back with me and showed some friends with no real intent to make it into a serious band - but they started to circulate, and people started to give it attention. Once I was asked to leave the band, I turned to the dear hunter as my main focus, and recruited friends to flesh out a live band.

 
Why did you choose a name so curious like the Dear Hunter?

There is no real reason. In high school, it was cool to make a band name that was a play on words… I thought I was being cool… but I wasn’t.

 
What is your process of creating music?

The only thing I can compare it to is falling down a hill. When things get moving, I just have to move with them, and let the journey happen naturally, knowing that I will reach the bottom at some point. It is a little chaotic, and happens mostly in my mind - the hardest thing is eloquently explaining the ideas I have before they disappear.


I have noticed that on Migrant tour you have reinterpreted in a magnificent way some of your old songs such as City Escape and The Lake an the River. Can we hope that there will be a live album with songs from these concerts?

Unfortunately no. We didn’t have a system in place for live recording, but we are working towards it. Improvising from night to night, there are always wonderful things that happen in the moment - and it would be great to capture those moments and have them around in the case that we were asked to assemble a live recording.


The Color Spectrum and the last album Migrant are more “song oriented” compared to Act I-III. Will this be the musical future of the TDH or there will be new progressive rock influences?

I think that if you had asked this question after Act II, or after Act III, or the color spectrum, or now, the answer would always have been the same. There is not singular line this band is travelling. I have a deep interest in music, and music alone. Not a specific genre, or image, or positive review from a witty publication. I just want to make good music. At the time of writing The Color Spectrum, and Migrant, the only thing that dictated the style, scope, vibe, or theme of the record, was my passion at that moment in time. Thats the one thing that will always be present in the musical future of the band - music lead by my passion.


In relation to this matter, progressive rock elements in your music are chosen by you because you appreciate that genre or they are random, as an element of your writing?

They are just a natural element of my writing. I am not a big prog head - I don’t know the ins and outs of the prog world. I have plenty of progressive records I love, but its because they are amazing records - not because they are part of the prog world.

 
Apart from this, there are several other musical influences in your music which vary from rock of ‘60’s to country music.  Personally I believe that you redefined the genre of Americana music because your music is so complex and composite. What is you musical cultural “baggage”?

I don’t know if I am interpreting the question correctly, but are you asking for my inspirations? If so, my biggest influence is my parents - but after that, its The Beatles, Beach Boys, Bjork, Mr Bungle, Cardiacs, Hendrix, Return to Forever, Weather Report, Pedro the Lion, Doves, Elbow…
If I was misinterpreting the question, clarify and I would be happy to answer again… and also - thank you for the kind words :)


Compared to other groups which sometimes wait for three or four years before publishing an album (also because of financial matters), you are a very prolific artist. How do you manage to produce music with such frequency? Can you make a living with your musical carrier?

I just genuinely love writing, recording, and performing music. There is nothing in this world that brings me more fulfillment. I am so lucky to have this oppurtunity, and the last thing I want to do is take it for granted.


Do you think you will do a European tour sooner or later?

Most Definitely!


Many thanks to Casey for his kindness and for sharing his time with us.


http://thedearhunter.com/

mercoledì 4 settembre 2013

I migliori album che non avete mai ascoltato: TIME OF ORCHIDS - Namesake Caution (2007)


In questo breve excurus estivo riguardante album poco noti da recuperare, voglio chiudere con un CD audace e non per tutti i gusti. Uscito nel 2007 per l'etichetta Cuneiform Records, Namesake Caution fu l'ultima strabiliante prova dei Time of Orchids, quartetto newyorkese di avant-garde rock, e punto di arrivo di un angusto percorso che aveva smussato e perfezionato le caratteristiche dei loro album precedenti (che potete ascoltare in streaming sulla loro pagina Bandcamp).

Se penetrato nella sua essenza, Namesake Caution è un miracolo musicale che riesce a rendere orecchiabili e melodiche delle partiture che fanno della dissonanza un punto di forza. L'abilità del gruppo stava anche nel cimentarsi in polifonie vocali su tappeti sonori armonicamente instabili. E' come se i Beach Boys incontrassero i Primus. Due dei membri dei Time of Orchids, Eric Fitzgerald e David Bodie (anche con i Kayo Dot), hanno da poco formato gli Infantephant e realizzato un EP.