domenica 31 maggio 2009

Oceansize. Feed to Feed: epico box set di 3 DVD e 4 CD

Ecco finalmente trapelate le prime informazioni ufficiali sul box-set degli Oceansize dal titolo Feed to Feed. Uscirà il 27 luglio in un'edizione limitata di 5000 copie e conterrà i concerti tenuti a Manchester nelle tre serate alla Roadhouse dove la band ripropose per intero i loro tre album.


CONTENUTI:

Thursday 16th October 2008: 'Effloresce' (2003)

1 - I Am The Morning
2 - Catalyst
3 - One Day All This Could Be Yours
4 - Massive Bereavement
5 - Rinsed
6 - You Wish
7 - Remember Where You Are
8 - Amputee
9 - Unravel
10 - Women Who Love Men Who Love Drugs
11 - Saturday Morning Breakfast Show
12 - Long Forgotten

Encores:
Paper Champion / One Out of None

Friday 17th October 2008: 'Everyone into Position' (2005)

1 - The Charm Offensive
2 - Heaven Alive
3 - A Homage to a Shame
4 - Meredith
5 - Music for a Nurse
6 - New Pin
7 - No Tomorrow
8 - Mine Host
9 - You Can't Keep a Bad Man Down
10 - Ornament/The Last Wrongs

Encores:
Drag the 'nal / Dead Dogs an' all sorts / As the smoke clears

Saturday 18th October 2008: 'Frames '(2007)

1- Commemorative _ _ _ _ t-shirt
2 - Unfamiliar
3 - Trail of Fire
4 - Savant
5 - Only Twin
6 - An Old Friend of the Christy's
7 - Sleeping Dogs and Dead Lions
8 - The Frame

Encores:
Voorhees / I Haven't Been the Claw for Ages

sabato 30 maggio 2009

100Ft. Snowman



I 100Ft. Snowman sono un quintetto di Los Angeles con all'attivo due EP l'ultimo dei quali pubblicato da poco con il titolo di Juggling the Knives.

Segnalo entrami gli EP (il primo omonimo è del 2007) per la loro freschezza nel coniugare emocore, psichedelia e progressive, arrivando nei territori vicini ai The Mars Volta. Ciò che li accomuna con questi ultimi sono la voce di Blake Runyon e le chitarre abrasive e oblique che si accostano alle ritmiche costanti ed ossessive.

Se il primo EP mantiene una linea più avventurosa e quasi sperimentale, il secondo prende le mosse dai prodromi dei Mars Volta, ispirandosi al prog-punkcore degli At the Drive-In, ma anche alla più vana solennità dei Bend Sinister. L'attitudine alla melodrammaticità in pratica è la stessa di questi gruppi alternativi moderni con interessanti inclinazioni progressive.

Sicuramente sono da tenere d'occhio quando e se arriveranno ad incidere un album vero e proprio. Per chi fosse incuriosito e volesse conoscere meglio i 100Ft. Snowman i loro EP (con in più alcuni live) si possono scaricare gratuitamente sul sito www.100ftsnowman.com.


sabato 23 maggio 2009

Dredg vs. Pop

Mano a mano che si avvicina la data di uscita di The Pariah, The Parrot, The Delusion (ricordo che è il 9 giugno in USA e il 29 maggio in Europa), iniziano anche a comparire le prime reazioni sul web e devo dire che la maggioranza propende verso giudizi tiepidi se non addirittura negativi.
Per quello che mi riguarda ho già detto la mia su questo post e non vorrei sembrare ripetitivo tornando sull'argomento, ma questo album l'attenzione se la merita veramente. In questi giorni ho continuato ad ascoltarlo e ad analizzare il concept e il mio giudizio non è cambiato, anzi The Pariah, The Parrot, The Delusion è in vetta alla mia classifica personale di CD dell'anno. Molti non la pensano così. Le critiche più aspre sono naturalmente rivolte alla natura pop di alcune canzoni (Saviour e Information su tutte) che sembrano tradire la reale natura del suono Dredg. Alcuni arrivano a porre The Pariah, The Parrot, The Delusion addirittura un gradino sotto Catch Without Arms.

All'uscita di Catch Without Arms ci fu una simile levata di scudi poiché esso non ripeteva le personali complessità e le particolari raffinatezze di El Cielo, ma, nella mia recensione su Wonderous Stories, non criticai neanche quella scelta dato che ci sentivo una genuina voglia di progredire verso nuovi orizzonti. Magari anche facendo un passo falso. Adesso è successa la stessa cosa, ma l'uscita di The Pariah, The Parrot, The Delusion giustifica ancora di più il percorso intrapreso con Catch Without Arms che, con il senno di poi, ha dato la possibilità ai Dredg di creare un album originale e diverso dal passato, sublimando in esso le varie sfaccettature musicali del loro sound. Non vedo come uno scandalo i ritornelli orecchiabili di Saviour e The Pariah, The Parrot, The Delusion è un lavoro molto profondo, che sa regalare un'alta varietà di emozioni, essendo l'opera stessa edificata su differenti livelli creativi.

Direi che questo album va giudicato nella sua interezza e non diviso per tracce. E' qui che risiede la sua forza, nella compattezza totale del lavoro, ogni traccia dona forza all'altra e viceversa: è un equilibrio reciproco mutuato dalla dinamica sonora del singolo pezzo. Sarebbe come giudicare un libro dopo aver letto un solo capitolo a caso, o un dipinto concentrandosi solo su un particolare. Forse il tempo mi darà ragione o forse no, ma giudico The Pariah, The Parrot, The Delusion molto vicino a El Cielo come qualità.

E non dimentichiamo l'argomento "alto" trattato dal lavoro, che si riferisce in particolar modo alla religione e ai dubbi che genera nel mondo moderno.
Apro una parentesi. Casualmente prima di ascoltare l'album sono venuto a contatto con altre interessanti opere che possono integrare le argomentazioni dei Dredg. Il primo è il documentario di Larry Charles Religiolus (bello e divertente, ma soprattutto importante) con protagonista il comico Bill Maher. Il secondo è il libro L'illusione di Dio. Le ragioni per non credere, scritto dallo scienziato inglese Richard Dawkins (in seguito deriso proprio per il suo libro in una esilarante puntata di South Park). Alcuni potrebbero aggiungerci il giornalista Christopher Hitchens che però mi sembra orientato su posizioni ancora più intransigenti. E comunque il mio consiglio è sempre quello di non scartare a priori la lettura o la visione di un'opera con la quale non siamo d'accordo. Anche se alla fine non concorderemo sulle conclusioni è sempre bello avere una propria opinione su alcuni argomenti e non una conformata e dettata dalla società. Chiusa parentesi.

mercoledì 20 maggio 2009

La dura vita della critica contemporanea: la velocità della rete può sconfiggere la critica?


Sempre più spesso si legge di crisi della carta stampata ed il conseguente dilagare di persone che preferiscono leggere le notizie su Internet. Che sia un effetto causato dalla crisi economica o meno, molti giornali d'oltreoceano hanno chiuso i battenti ripiegando sulla Rete, luogo privilegiato dove sempre più gente va a cercare le ultime news. Oltre alle pagine web dei più importanti ed autorevoli quotidiani è prassi comune cercare notizie ed approfondimenti sui vari blog che talvolta sono gestiti da persone molto preparate. Anche se, d'altro canto, la credibilità di alcuni non è immune da critiche, cioè quelle che vanno a minare la figura del cittadino comune che, non potendo usufruire del "potere della penna", improvvisamente decide di affidare le sue parole al "potere della Rete". (Ultimamente anche il film State of Play ha lievemente toccato l'argomento con una sarcastica battuta pronunciata dal personaggio interpretato da Russell Crowe che più o meno recita: "...non so...devo prima consultare un blog per farmi un'opinione").

L'informazione sul web ha i suoi vantaggi, in quanto la notizia è immediata e non deve attendere la pubblicazione mensile, settimanale o quotidiana per uscire. Questo per quanto riguarda la cronaca, la politica e l'economia. Ma più elusivo è decidere di mettere in rete un blog che parli di cinema, musica o letteratura, poiché sono argomenti che, in un certo senso, non hanno la priorità. Mentre il dibattito sulla crisi e il futuro dei giornali ci mette di fronte ad un bivio, con queste premesse, mi chiedo oltre a ciò se oggi abbia un senso inaugurare un blog che abbia come soggetto principale il cinema o, in questo caso, la musica.

Sono arrivato a pormi questa domanda mettendo in dubbio la reale utilità che si trova nel recensire opere alle quali, grazie ad Internet, chiunque può immediatamente accedere e farsi una propria opinione senza leggere nulla a riguardo. Praticamente si salta la fase preliminare - dove il critico suggerisce se un determinato album o film può piacere al potenziale pubblico, mettendo in ballo paragoni e descrizioni varie - e si arriva subito alla fonte, ascoltando o vedendo ciò che si vuole. Parlando senza troppi giri di parole: ti piace un artista? Scarichi il suo album. Sei curioso di sentire un nuovo gruppo che qualcuno ti ha suggerito? Se non vuoi scaricarlo subito prima ti ascolti le canzoni che questo ha sulla sua pagina MySpace o ti cerchi qualche video su YouTube.

Nonostante tutto ciò ho concluso che comunque la critica il suo senso ancora ce l'ha, sia quella letta nelle pagine di carta di un qualsiasi mensile, sia quella che si scorre velocemente sullo schermo di un computer. Le ragioni sono molte. La più futile è quella legata alla pura curiosità di leggere cosa ne pensano altre persone del disco che abbiamo appena scaricato. Non è poi questa la concezione dei forum dove si dibatte animatamente quando si scambiano giudizi? Oppure pensiamo ai vari siti di shopping online come Amazon.com dove ognuno può scrivere il suo parere (esprimendo anche un voto) su CD, DVD, libri e quant'altro.

Venendo a ragioni più concrete si può facilmente argomentare che il critico, come un amico, può indirizzare verso gruppi che ancora pochi conoscono. Più o meno chi naviga su Internet frequenta i blog che più soddisfano i suoi gusti ed i siti vicini alle sue inclinazioni musicali. E così può capitare, leggendo casualmente una recensione, di incappare nella novità appena pubblicata, oppure notare che una band sconosciuta venga paragonata a nomi di altri artisti che già ci piacciono. E a questo punto si segue il link, si ascolta e il resto dipende da noi.

Un altro fattore fondamentale è che grazie alla recensione si può avere un'idea di ciò che si sta scaricando o che si è scaricato. La recensione arriva più velocemente del peer to peer! Non dimentichiamo che un file non va solo scaricato, ma va anche ascoltato, cosa che richiede un po' di tempo in più. In genere chi legge i blog è un appassionato al quale piace tenersi informato e probabilmente leggerà allo stesso tempo anche riviste specializzate. In queste riviste sono contenute un certo numero di recensioni, molte di più di quanti album una persona possa ascoltare in un solo giorno. Potremmo leggerci così 60 recensioni in meno di mezz'ora e farci un'idea di ciò che potrebbe interessarci.

Facciamo un piccolo esempio riguardo la musica. Pensiamo un attimo alla durata media di un CD che in genere è di 50 o 60 minuti. Ora, se sto cercando qualche cosa di nuovo che possa attrarre la mia attenzione, non posso mettermi a scaricare indiscriminatamente ogni album. Anche avendo un giorno a disposizione non potremmo ascoltare più di 12 o 13 CD. Diciamo che è bene scegliere con cura ciò a cui vogliamo dedicare il nostro tempo. Perché se sono in continua ricerca di qualcosa di nuovo dovrei scaricare a casaccio qualsiasi tipo di spazzatura? Oppure, se volessi rendermi conto che, ad esempio, l'ultimo album di un gruppo che già conosco non mi piace, non basterebbe ascoltare una sola canzone, ma dovrei ascoltarmelo tutto. In una valanga di uscite mensili la recensione può aiutarci a fare una scelta poiché è un media veloce da leggere. Una persona non potrà ascoltare 30 CD in un giorno, ma chiunque sano di mente può leggere centinaia di recensioni in meno di alcune ore.

Ciò che può apparire un deterrente per la critica, più che il peer to peer, è MySpace. Per una band è un'arma delicatissima e potente al tempo stesso: dopo pochi secondi il fruitore è in grado di decidere se è interessato o meno al "prodotto" (è brutto chiamarlo così, ma purtroppo ormai è questa la realtà). Non credo che per ora tale particolare risulti una seria minaccia per la critica. Anche in questo caso il metodo non è privo di limiti per coloro a cui piace ascoltare seriamente la musica: sapreste predire se vi piacerà l'album di prossima pubblicazione dei The Dear Hunter ascoltando solo la nuova canzone caricata sulla loro pagina MySpace? Se si considera l'ampio spettro stilistico della band la risposta è ovviamente no. Dovrete attendere e scaricarlo o, ancora meglio, comprarlo e magari leggervi prima qualcosa a riguardo.

lunedì 18 maggio 2009

WATER & BODIES EP (2009)


Questo EP di debutto dei Water & Bodies rappresenta un piccolo evento, non tanto per la sua qualità, tutt'altro che imperdibile, ma per la sua continuità creativa con uno dei più interessanti gruppi di questo decennio: i Kaddisfly.

Ma partiamo dall'inizio. I Kaddisfly sono stati tra le band americane più promettenti del decennio, naturalmente non in base alla stampa musicale (interessata più alle chiacchiere che alla musica) ma in base all'oggettivo talento del quintetto di Portland (Oregon). Dopo qualche EP e due album ufficiali, alla fine dell'anno scorso il bassista Kile Brewer lascia la band e i quattro superstiti decidono di continuare. Cambiano nome, cambiano musica, diventano i Water & Bodies. Rimane l'amarezza di una promettente carriera interrotta sul più bello, ma soprattutto il rimpianto di non poter ascoltare la direzione che avrebbe potuto prendere la musica dei Kaddisfly.

Il nuovo gruppo Water & Bodies arriva così a registrare questo omonimo EP, reso disponibile dal 15 maggio sotto forma digitale sul sito della Rain City Records, che, come accennato, è abbastanza trascurabile. Nel bene e nel male i quattro di Portland hanno dato un colpo di spugna al passato non solo dal punto di vista stilistico, ma anche dal punto di vista della performance. Un nuovo inizio a tutti gli effetti quindi, tanto che la band sembra abbia dimenticato i trucchi appresi nei pochi ma fruttuosi anni di onorata carriera.

Water & Bodies EP contiene delle canzoni molto essenziali con arrangiamenti poveri ed in più una produzione spartana con una registrazione quasi casalinga. Le composizioni sembrano poi raffazzonate in fretta e furia per avere velocemente del materiale inciso. In questo senso si percepisce la mancanza di uno slancio che possa infondere propulsione e coinvolgimento come se il gruppo fosse uscito dal precedente progetto emotivamente svuotato. E' come se avessero vissuto un'esperienza traumatica, la quale si riversa inevitabilmente sulla musica. Tutto è affogato in pezzi di media melodrammaticità come Free World o lenti basati su accordi improvvisati come Animals. Le idee erano ancora da mettere a fuoco un po' ovunque, ma soprottutto sulla scarna Celebration Song che, con un po' di lavoro in più ed un oculato arrangiamento, avrebbe potuto competere con il repertorio Kaddisfly.

Scrivere questo giudizio negativo (ma realistico) è più difficile del solito poiché dispiace precludere dei potenziali ascoltatori (e acquirenti quindi) che con il loro contributo possono sostenere dei validi artisti. Questa comunque può essere una prova, un test che forse ci porterà ad un buon album di esordio. Ed anche se i Water & Bodies, come già ribadiscono loro stessi, non hanno nulla a che vedere con i Kaddisfly e costituiscono un distaccamento musicale netto nei confronti di questi ultimi, è comunque positivo vedere che ancora i quattro ex Kaddisfly proseguano con tenacia il loro sogno musicale.

domenica 17 maggio 2009

Kevin Gilbert - un triste anniversario da ricordare

Il 17 maggio 1996 scompariva uno dei più dotati musicisti di tutti i tempi e altprogcore lo ricorda con queste tre canzoni.





Mew - Il nuovo album in uscita ad agosto


Il nuovo attesissimo album dei danesi Mew, che segue l'exploit di ...And The Glass Handed Kites, uscirà il 25 agosto in USA e il 17 in Scandinavia su etichetta Columbia Records e a quanto pare sarà molto bizzarro a partire dal titolo che sembra una breve poesia:

No more stories
Are told today
I’m sorry
They washed away

No more stories
The world is grey
I’m tired
Let’s wash away

Le stranezze di No More Stories, che vede il ritorno alla produzione di Rich Costey già presente su Frengers, continuano con la track list dove, ai normali titoli delle canzoni, sono stati aggiunti dei disegni che sono una variante della cover:

1 New Terrain
2 Introducing Palace Players
3 Beach
4 Repeaterbeater





5 Silas the Magic Car
6 Cartoons and Macramé Wounds
7 A Dream
8 Hawaii
9 Vaccine
10 Tricks of the Trade




11 Sometimes Life Isn’t Easy
12 Reprise

L'album sarà preceduto da un EP che uscirà il 30 giugno contenente 2 canzoni tratte dall'album e 3 b-sides inedite.

sabato 16 maggio 2009

ANEKDOTEN - Chapters (2009)


Per chi fosse interessato è uscita in questi giorni l'antologia degli Anekdoten raccolta in un doppio CD. Ecco come il gruppo progressive svedese, che ha fatto dell'ispirazione ai King Crimson la propria bandiera, descrive questo sunto di carriera:

It’s been almost 18 years since the four of us started rehearsing together in a small house in the village of Djurås. Ever since then Anekdoten has been an on-going part of our lives. Admittedly, we have not been the most prolific of bands, but there have been occasional periods of frenzied activity and we’ve continously been creating music together throughout the years. This in itself should qualify for a career retrospective – and here it is!

On the first CD you’ll find our favourite songs from our three most recent albums. As a bonus we finally did a proper recording of a tune we wrote in 1998 called When I Turn. The song was not included on from From Within because we couldn’t play the piano properly. For this release we asked Per Wiberg of Opeth to help us out, so now we can finally release this baby into the world.

The second CD mostly contains material from our early years. Perhaps the most legendary Anekdoten song, the epic Sad Rain, which previously only has been available in Japan, kicks things off. There are also demo versions of three songs from Nucleus. The creative atmosphere that surrounded these recordings made them far too good to lie gathering dust in the archives. Rounding things up are demos of 30 Pieces and Prince Of The Ocean; songs that would be reworked, but not necessarily improved, for our most recent studio album A Time Of Day.
All songs have been carefully (re-)mastered by Hans Fredriksson at Audiosense.


CD 1
1. RICOCHET
2. THE GREAT UNKNOWN
3. FROM WITHIN
4. IN FOR A RIDE
5. THE WAR IS OVER
6. MONOLITH
7. A SKY ABOUT TO RAIN
8. EVERY STEP I TAKE
9. GROUNDBOUND
10. GRAVITY
11. WHEN I TURN (Previously unreleased)

CD 2
1. SAD RAIN (Alt. mix)
2. WHEEL
3. THE OLD MAN & THE SEA
4. NUCLEUS (demo)
5. BOOK OF HOURS (demo)
6. THIS FAR FROM THE SKY (demo)
7. 30 PIECES (demo)
8. PRINCE OF THE OCEAN (demo)

martedì 12 maggio 2009

DREDG - "Information" Video

Information



P.S. questa è la versione "edit" di Information la quale ha subìto dei tagli (più di un minuto e mezzo) per essere presentata come singolo.

lunedì 11 maggio 2009

Ritorna come solista il grande Peter Hammill

Dopo le ultime fatiche con i Van der Graaf Generator è in uscita l'8 giugno il nuovo album solista di Peter Hammill intitolato Thin Air. Anche se non sarà un capolavoro non si può dire che Hammill sia un musicista poco attivo, raggiungendo con questo album quota 29.


Tracklist:

1. The Mercy (6:21)
2. Your Face On The Street (5:21)
3. Stumbled (4:48)
4. Wrong Way Round (2:40)
5. Ghosts Of Planes (5:23)
6. If We Must Part Like This (4:38)
7. Undone (4:25)
8. Diminished (6:11)
9. The Top Of The World Club (7:03)


www.sofasound.com

www.peterhammill.com

giovedì 7 maggio 2009

DREDG - The Pariah, The Parrot, The Delusion (2009)


A quattro anni di distanza da Catch Without Arms la curiosità sul nuovo album dei Dredg è divenuta legittima oltre che spasmodica. La domanda è: saranno tornati all'alternative progressive intellettuale di El Cielo oppure avranno mantenuto lo stile più asciutto, orecchiabile e, per alcuni, deludente di Catch Without Arms? La risposta sembra un compromesso tra le due opzioni e, a quanto pare, una terza via non è stata presa in considerazione. Non che questo sia un male, ma porterà probabilmente a dividere i fan dei Dredg in entusiasti e delusi (per favore niente giochi di parole con il titolo dell'album!). Questo compromesso però non lesina sorprese e anche questa volta i Dredg tirano fuori dal loro cilindro un lavoro differente dai precedenti, ma che comunque ne conserva l'impianto strutturale (sia musicale che concettuale).

La differenza, come sempre, è data dalle sonorità e dagli arrangiamenti, elementi ai quali la band dedica molto tempo, facendo in modo che ogni album metta in risalto una diversa parte della loro natura musicale. Di nuovo c'è che le canzoni hanno perso quell'aggressività che avevano in passato, sono assenti i potenti ed improvvisi chorus elettrici, che stavolta sono smorzati in favore di melodie più pop, giustificando in questo modo il percorso di Catch Without Arms. Però...c'è un però....già; perchè qui c'è il classico colpo di scena, dato che i Dredg riescono a trasformare una banale melodia, rielaborandola a modo loro, e a farne qualcosa di epico. In pratica le composizioni sono calate in un tale contesto creativo che non risultano assolutamente scontate o ordinariamente mainstream ed è qui che scattano le affinità con El Cielo.

Un consiglio: non siate troppo frettolosi nel giudicare The Pariah, The Parrot, The Delusion, dato che, come tutti gli album dei Dredg, va metabolizzato lentamente. Un lavoro dei Dredg ha sempre diversi piani di lettura e quest'ultima fatica ritorna al concept alla maniera di El Cielo (altro punto in comune) e cioè con canzoni e piccoli intermezzi strumentali che legano quest'opera pensata e progettata come una missiva al pianeta Terra.

Così, come El Cielo era ispirato al dipinto Sogno causato dal volo di un' ape attorno a una melagrana un attimo prima del risveglio di Salvador Dalì, The Pariah, The Parrot, The Delusion è ispirato a Imagine There's No Heaven: A Letter to the 6 Billionth Citizen di Salman Rushdie (traduzione italiana). Come dichiarato dalla band stessa, il tema dell'album è la pazzia del mondo moderno, la lotta tra scienza e religione, il tutto costruito come una lettera (basta vedere il bellissimo artwork) della quale i destinatari siamo noi. Temi profondi affrontati con liriche mature e apertamente condivisibili.

The Pariah, The Parrot, The Delusion esplora le diverse strade della melodia, il che significa, conoscendo la band, che non ci sarà niente di scontato, ogni canzone offre un punto di vista sul sound dei Dredg. Pariah è una bella apertura, dura e potente, con la voce di Gavin Hayes filtrata e i riff di Mark Engels in primo piano. Ireland è abbastanza simile al materiale di Catch Without Arms ed è la prima canzone dell'album a presentare un ritornello orecchiabile. La polverosa Lightswitch presenta un arpeggio che prende spunto dal southern sound e sembra richiamare i western e il calore dei deserti americani.

Il cuore dell'album prende avvio con Gathering Pebbles, che già si appresta a divenire un nuovo classico, dopodiché vengono inanellati dei brani uno meglio dell'altro. A questo punto la musica inizia ad aprirsi e il lavoro della band, basato sulle ritmiche di Dino Campanella, sulla componente melodica e sulla ricerca sonora molto spesso portata avanti dal bassista Drew Roulette, comincia a dare i suoi frutti.
Information, Saviour e I Don't Know è un trittico che gode di solide basi per poter far presa sul pubblico grazie alla loro palese epica che scorre nei contagiosi chorus. E, detto per inciso, Saviour e I Don't Know (già in circolazione da qualche tempo) sono dei grandi pezzi e chi li ha liquidati come "troppo pop" credo dovrà ricredersi una volta ascoltato l'album per intero. Altro classico sarà la stupenda Mourning This Morning, con il suo mood a ritmo di funk rallentato, leggermente sixties, contrappuntato con violini e sax baritono. Cartoon Showroom è abbastanza vicino alla pensierosa ed introversa vena sperimentale di El Cielo, mentre Quotes sublima in sé tutta la solennità del suono Dredg. La postilla di Down to the Cellar chiude il tutto con arpeggi e chitarre psichedeliche alla Meddle.

Infine i piccoli intermezzi sono molto gradevoli, per lo più veicoli per testare nuove strade sonore e anche l'attitudine progressive della band. Molto interessanti Long Days and Vague Clues e Drunk Slide.

Album dell'anno? Lo era già prima che uscisse.


www.myspace.com/dredg

mercoledì 6 maggio 2009

THE OPIUM CARTEL - Night Blooms (2009)


The Opium Cartel è il progetto solista al quale stava lavorando da molti anni Jacob Holm-Lupo, chitarrista e leader del gruppo di progressive rock White Willow. La pagina MySpace dedicata a The Opium Cartel è ormai attiva da qualche anno e di volta in volta aveva ospitato i demo dei pezzi che sarebbero andati a completare l'album d'esordio Night Blooms che oggi vede la luce.

Holm-Lupo, per questa sua prima prova lontano dai White Willow, si è circondato di uno stuolo di collaboratori non estranei a chi frequenta abitualmente il progressive rock scandinavo e quello più ricercato ed etereo dei No-Man. E' infatti Tim Bownes l'ospite più illustre di Night Blooms, che canta insieme a Rachel Haden (attuale bassista di Todd Rundgren) in By This River di Brian Eno (riletta con violoncello e contrappunti di tastiere), unica cover di un album che comunque mantiene alcuni punti in comune con il teorico della "musica per non musicisti". Un altro punto di rilievo è la presenza costante alla batteria e a varie percussioni dell'esperto progger Mattias Olsson (vedi Änglagård).

La musica di The Opium Cartel si potrebbe definire folk elettronico, prendendo ispirazione tanto da David Sylvian quanto dalla tradizione popolare scandinava. E' così che appaiono i bozzetti acustici della bellissima Three Sleepers o di Heavenman che sono toccate da delle punteggiature di tastiere e synth bass, ma anche arricchite da fiati e archi. La stessa cosa accade alle pseudo-ballate Better Days Ahead e Honeybee (dove Holm-Lupo adotta un'inaspettata vocalità alla Geddy Lee) che accennano una leggera propensione al pop, ma sempre attraversate ed intermezzate dai suoni di synth. Molto bella anche la riproposizione di The Last Rose of Summer (già presente su Sacrament dei White Willow, ma stavolta cantata dalla Haden) con un'inedita introduzione di Ketil Einarsen al flauto che sembra un'appendice ai pezzi più bucolici dei King Crimson. Beach House è un'elegia di progressive gotico che si avvicina molto ai White Willow e che porta in sé pure i germi della psichedelia lisergica dei Pink Floyd.
Il punto debole dell'album sono le voci maschili che danno ai pezzi poca sicurezza ed incisività, oltre che un andamento sonnolento. Quando invece sono le voci femminili della Haden o di Sylvia Skjellestad a fare da linea guida a canzoni come Skinnydip e Flicker Girl il pop prog di Holm-Lupo diventa ispirato e romantico come non mai.

domenica 3 maggio 2009

JEREMY ENIGK - OK Bear (2009)


Ho sempre pensato che ogni canzone (anche la più trascurabile) e ogni nota suonata e cantata da Jeremy Enigk siano di un'intensità pazzesca. Forse sarà per quella sua voce così particolare ed espressiva, con quel timbro indefinitamente effemminato, dolce e aggressivo allo stesso tempo, o forse sarà per la sua capacità di scrivere canzoni emotivamente coinvolgenti. Questa capacità gli è sempre stata propria sin dai tempi dei Sunny Day Real Estate.

La prima volta che ascoltai i Sunny Day Real Estate fu casualmente in una compilation e, non conoscendoli ancora, mi domandai se quella voce roca potesse appartenere più ad un uomo o ad una donna. In seguito scoprì che si trattava di Enigk e, dato che il pezzo che avevo ascoltato era 8, mi procurai il cosiddetto Pink Album. Da lì in poi fu un escalation che mi portò ad avere anche gli altri tre CD dei Sunny Day Real Estate, quello dei Fire Theft e, naturalmente, la discografia solista di Enigk. Devo dire che dal terzo album dei SDRE How It Fells to Be Something On, la voce di Enigk maturò ulteriormente, sia dal punto di vista emotivo, sia da quello timbrico, divenendo più riconoscibilmente vicina ad un tono (ma non tonalità) maschile. Tornando quindi alla considerazione iniziale, sembra che Enigk, quando canta una sua canzone, ne sia intimamente coinvolto, come se questa gli fosse stata cucita addosso, come se fosse un prolungamento del suo essere. Penso che non si possa fare un complimento migliore ad un musicista ed ecco perchè trovo che per Enigk è quasi impossibile sbagliare un album.

OK Bear arriva dopo un'altra grande opera come World Waits (tralascio la semi-raccolta The Missing Link) e avrete capito che è l'ennesimo capolavoro dell'ex frontman dei Sunny Day Real Estate. Se World Waits era un lavoro caratterizzato da atmosfere estremamente intime, OK Bear è più eterogeneo e presenta molte sfaccettature. C'è spazio per tutto ciò che ha reso Enigk uno dei più significativi nomi della scena alternativa degli anni '90. Late of Camera, Mind Idea e Life's Too Short sono i brani più affini alla malinconica ruvidezza dei Sunny Day Real Estate, mentre il folk di Just a State of Mind, Same Side Imaginary e Make Believe è più simile alla vena introspettiva della sua carriera solista. Con Restart sembra di essere tornati dalle parti del grunge, tanto assomiglia a una ballata dei vecchi Pearl Jam. Ed è bello ascoltare anche la pacata ed insolita spensieratezza della ballad April Storm o la cullante In A Look che presenta un arrangiamento in crescendo nel quale la voce di Enigk, come sempre, gioca un ruolo in primo piano.
Peccato che spesso ci si dimentichi di questo artista quando si parla di chi ha fatto grande la musica degli anni '90, ma per fortuna qualche volta Jeremy Enigk riaffiora in superficie per ricordarci quanto sia grande.

www.myspace.com/jeremyenigk

sabato 2 maggio 2009

Nel giro di qualche mese sono uscite delle interessanti pubblicazioni su vinile, alcune delle quali le ho anticipate su questo blog. Il vinile non è una cosa semplice da produrre e, soprattutto per questo motivo, non è freddo ed immediato come una stampa su CD. Ad esempio, per quanto mi riguarda, ho fatto tre preordini che puntualmente hanno tutti ritardato la data di uscita per motivi di manufatturato di stampa.

Coloro che avevano preordinato i miei stessi LP hanno dovuto aspettare un po' di tempo, ma alla fine ne è valsa la pena poiché il prodotto finale è eccellente. Così, dopo aver atteso e ricevuto il box set degli Aereogramme e il doppio LP dei Grammatics, mi è arrivato l'ultimo tassello: i quattro volumi di The Alchemy Index dei Thrice.

Devo dire che questo box set di quattro EP si presenta in modo sbalorditivo, con una confezione curatissima, ispirata ai vecchi tomi e codici medioevali e contiene commenti della band ad ogni canzone, testi e ogni vinile prende il colore dall'elemento a cui è ispirato (fuoco,acqua, aria, terra).
Ma più delle parole penso che dicano le immagini: